Il mondo dello spettacolo, nelle sue varie estensioni di cinema, teatro, cultura e musica, offre molteplici tipologie di lavoro le quali, al tempo del COVID-19, sono state messe a dura prova.
Gli effetti della pandemia, ivi compresi la sospensione e la rimodulazione delle attività dello spettacolo, hanno avuto ripercussioni su tutti gli operatori di questo settore il quale oltre ad essere composto dal cast artistico (attori, musicisti, cantanti, ballerini), ossia coloro che costituiscono la parte visibile di un prodotto mediatico, necessita anche dell’attività lavorativa della troupe, la quale rappresenta anch’essa una parte fondamentale ai fini della realizzazione dell’opera autorale, nonostante ne costituisca la parte invisibile. Infatti quando si parla di mondo dello spettacolo è naturale che a saltare maggiormente agli occhi sia la mancanza di spettacoli teatrali, di danza o di proiezioni cinematografiche ma meno consapevole è la mole di conseguenze che il lockdown ha avuto su tutto il mondo del “dietro le quinte”.
Al fine di delineare i nodi cruciali che ruotano intorno a tale argomento, appare necessario operare una preliminare disamina relativa all’esistenza di problematiche di fondo sussistenti principalmente a livello normativo. Appare, infatti, fondamentale individuare misure idonee capaci di riorganizzare questo sistema a livello generale per fornire una tutela adeguata a determinate figure professionali che operano in questo settore.

Se da un lato la pandemia ha investito negativamente sul settore dello spettacolo, dall’altro è stata l’occasione per considerare l’assetto normativo come la base necessaria dalla quale partire per la creazione di regole certe necessarie al raggiungimento di una tutela adeguata per gli operatori del settore artistico-culturale.
Il mondo dello spettacolo è stato sovrastato per molto tempo da interessi economici ma la tutela normativa, dapprima considerata marginale, diventa, ad oggi, principale e per una volta sembra quasi che la logica del profitto sia stata sovrastata dal principio della salvaguardia dei diritti dell’individuo.
A tal proposito, durante il lockdown, abbiamo assistito all’evolversi della comunicazione artistica attraverso nuovi canali di divulgazione, quali i social network, trovandoci dinanzi ad una vera e propria innovazione digitale poiché tutto il comparto che eravamo abituati a vedere con i nostri occhi e a toccare con mano non è risultato più così scontato.

Al giorno d’oggi, i social sono diventati una grande cassa di risonanza sulla divulgazione della pubblicità dell’opera artistica cambiando anche il metodo di successo di una canzone che si misura in base al numero di riproduzioni avute sulle piattaforme digitali.
Siffatto fenomeno ha, d’altronde, rivoluzionato il ruolo dei fans i quali hanno avuto, via streaming, l’occasione di assistere in maniera gratuita alle prestazioni artiste dei loro autori preferiti.
Dunque, grazie alla rete si è riuscito a cambiare il rapporto tra gli spettatori e gli artisti, rendendolo concreto e diretto creando emozioni e sensazioni che prima erano solo chimere. Infatti, tantissima parte dell’offerta culturale si è spostata sul web. Abbiamo potuto visitare mostre e musei apprezzando le espressioni della poesia della danza e del cinema ed è stato proprio grazie a ciò che i social si sono arricchiti di anima e di contenuti riuscendo a farci affrontare meglio la quarantena.
Purtroppo il settore dello spettacolo è sempre stato borderline,ancor prima del covid-19, in quanto è stato caratterizzato sempre da scarse normative.
Pertanto, innovare è fondamentale ma attualmente la parola evoluzione è associata unicamente al business senza riferimento alcuno al dato normativo necessario per acquistare la piena dignità giuridica dello spettacolo. Attualmente lo scenario che si palesa è solo quella di grande incertezza ed è per questo che il sistema normativo necessita di essere riformato ponendo il tema di un codice dello spettacolo al centro del dibattito politico.
Recentemente, si sono susseguiti numerosi confronti tra le istituzioni e gli operatori del settore, tra cui le associazioni, per riscrivere il modo dello stare insieme e di ritracciare, attraverso i valori sociali e culturali, il modo delle persone di manifestare la propria creatività.

Il mondo dello spettacolo è stato il più colpito dal covid-19 ed in suo favore sono stati creati fondi e bonus per aiutare tutti gli operatori di questo settore. I più recenti interventi riguardanti lo spettacolo sono stati adottati per fronteggiare l’emergenza sanitaria Coronavirus e sono stati volti a sostenere le difficoltà derivanti dalla sospensione, per un lungo periodo, degli spettacoli di qualsiasi natura, inclusi quelli teatrali. Ulteriori, principali, novità della legislatura in corso hanno riguardato: l’incremento delle risorse del Fondo unico per lo spettacolo (FUS) e lo stanziamento di ulteriori risorse per il finanziamento dei carnevali storici; la prosecuzione del sostegno a festival, cori e bande, la modifica della disciplina volta a contrastare il fenomeno del c.d. secondary ticketing, ossia il collocamento di biglietti per attività di spettacolo acquistati in maniera massiva e successivamente rivenduti a prezzi superiori rispetto a quelli esposti sul biglietto; la regolamentazione dell’installazione di sistemi di videosorveglianza nelle sale destinate al pubblico spettacolo. Inoltre, si è provveduto alla nomina del Consiglio superiore dello spettacolo, previsto dalla legge di riforma complessiva del settore dello spettacolo approvata nella scorsa legislatura. In precedenza è stato introdotto l’ART-BONUS – ossia, il credito di imposta per favorire le erogazioni liberali a favore della cultura e dello spettacolo –, è stato reintrodotto il credito di imposta a favore delle imprese produttrici di fonogrammi e di videogrammi musicali, nonché delle imprese organizzatrici e produttrici di spettacoli di musica dal vivo, e sono state ideate misure per i giovani autori.
Attualmente il lavoro principale è quello di ricostruire la normalità attraverso nuove modalità per far rivivere agli spettatori tutte le emozioni che erano abituati a vivere.

Il digitale non deve essere considerato una minaccia per la cultura, anzi esso deve essere valutato come uno strumento utile per digitalizzare il nostro patrimonio culturale ampliando anche il pubblico di spettatori soprattutto coloro che impossibilitati ad accedere alle strutture artistiche per motivi economici o di disabilità possano usufruire ugualmente del patrimonio artistico senza che il diritto umano di fruire della cultura possa essere compresso.
Inoltre il digitale, attraverso la sperimentazione di nuove tecnologie, potrebbe costituire anche l’opportunità per ridurre il gap comunicativo nei confronti dei giovani i quali prima ignoravano o consideravano noioso il mondo artistico-culturale.
Di certo non si può vivere di solo digitale in quanto c’è bisogno di garantire un maggiore spazio alla programmazione culturale e teatrale e di preservare il teatro o il cinema quale presidio culturale nel tessuto urbano e sociale.
Per quanto riguarda la riapertura dei teatri e dei cinema, si pone il problema dell’accoglienza e della sistemazione del pubblico, della sistemazione dell’orchestra in buca, del contatto degli attori in scena. Attuare il distanziamento sociale comporterebbe una diminuzione del pubblico e dunque una diminuzione dei ricavi a fronte dei maggiori costi necessari per un ripensamento globale dei luoghi. Tra le tante questioni che il sistema teatrale affronta in questo periodo, non può trascurarsi la questione che riguarda i festival estivi, da sempre promotori di visioni e precursori di tendenze, che avrebbero tra pochi giorni presentato i loro cartelloni al pubblico. I festival non sono solo un’occasione per conoscere i nuovi protagonisti del panorama performativo internazionale, ma sono soprattutto un momento di scambio con il pubblico, con gli altri addetti ai lavori, con gli artisti stessi.
Seppur risulta vero che in questo momento storico si debbano operare dei sacrifici in vista di una futura ripresa, è altrettanto giusto affermare che gli sforzi non devono provenire solo dagli operatori del settore ma anche e soprattutto dalle istituzioni affinché non si perda la fiducia in esse riposta.


Presidente SIEDAS
Società Italiana Esperti di Diritto delle Arti e dello Spettacolo