Il Blog di WellSee

I nuovi scenari dell’internazionalizzazione

internazionalizzazione

Regionalizzazione dei mercati, e-commerce, Italia, India e Emirati Arabi Uniti

L’evoluzione del mercato e i nuovi trend

L’internazionalizzazione d’impresa è un tema molto sentito nel nostro Paese da anni: l’eccellenza delle imprese italiane nei settori dei macchinari, manifatturiero, moda e agroalimentare, riconosciuta nei fatti, ha creato un volano in grado di mantenere sempre positiva la bilancia commerciale e di diffondere il marchio Made in Italy nel mondo.

Fin dalla fine degli anni novanta, inoltre, il fenomeno internazionalizzazione si è intrecciato ed è stato alimentato fortemente dalla globalizzazione, ovvero con l’intensificazione su scala mondiale degli scambi commerciali di beni e servizi, delle attività finanziarie e degli investimenti. La globalizzazione ha contributo ad un progressivo grado di apertura verso l’estero dei Paesi e maggior livello di integrazione dei mercati.

Se questo è stato un trend costante fino ad oggi, gli esperti del settore -dalle imprese ai consulenti- sanno quanto i processi di internazionalizzazione siano caratterizzati da un’estrema varietà, influenzata dai diversi agenti del contesto ambientale e dal loro impatto sulla realizzazione delle progettualità aziendali. In particolare, si parla di fattori di natura esogena (relazioni geopolitiche internazionali e regionali, aspetti sociali e politici del paese di destinazione…) ed endogena (piano di marketing internazionale, capacità dell’azienda di adattare il prodotto ai nuovi mercati e di sfruttare il vantaggio competitivo e le competenze distintive, situazione finanziaria dell’azienda…).

Recentemente sono cambiati, anche e soprattutto, i fattori esogeni nel contesto globale: la relazione prima commerciale e finanziaria e poi politica tra Cina e Stati Uniti, ha subito drastici mutamenti che hanno consentito all’Europa di acquisire, di nuovo, un ruolo di rilievo nel rapporto con il colosso oltreoceano.

Si assiste ad un nuovo fenomeno: al passaggio dalla globalizzazione alla regionalizzazione dei mercati. La crisi causata dall’epidemia Covid19 ha accelerato questo processo e, pur non potendo ormai fare previsioni, si può sicuramente affermare che le misure restrittive al movimento di persone e merci, imposte negli ultimi mesi, e che in molti Paesi extraeuropei sono ancora in vigore, impongono un ripensamento dei progetti di internazionalizzazione.

Oggi, ancora di più, il commercio non si può basare più e solo sullo scambio a livello mondiale, ma deve essere anche la domanda interna (regionale) a sostenere l’economia.

L’internazionalizzazione come opportunità ma non come soluzione

L’internazionalizzazione delle imprese rimane un veicolo da considerare per diversificare l’attività e ampliare il bacino di utenza, ma non può essere adottata come soluzione ad una eventuale situazione di crisi aziendale. Non poteva esserlo prima e non può sicuramente essere ora la panacea di imprese in difficoltà.

I processi di sviluppo all’estero devono essere abilmente pianificati nel medio e lungo termine, attraverso un piano di marketing, sulla base degli obiettivi individuati da ciascuna impresa o rete di imprese, e sulle strategie da adottare che possono tenere in considerazione tanto l’esportazione diretta, indiretta e integrata, quanto gli investimenti cd. brown o green field.

Inoltre, il piano di marketing internazionale e la selezione del canale da adottare devono essere completati da un’analisi del sistema normativo e fiscale e delle prassi commerciali del paese target, specialmente in Paesi extraeuropei, in particolare ma non esclusivamente, Medio Oriente, India e America Latina.

Da ricordare come aspetto fondamentale nell’attuale frangente storico, è l’analisi delle cd. export rules, cioè le normative che riguardano l’importazione e l’esportazione di merci all’estero, tenendo in considerazione embarghi e sanzioni internazionali in vigore.

Un altro trend che si è sviluppato in maniera rapida e repentina -specialmente, ma non esclusivamente, in Italia- è l’e-commerce e, con esso, il processo di adattamento della filiera: dalla vendita sulle piattaforme digitali b2x o b2b ai pagamenti tramite app e ai canali distributivi.

In Italia, un progetto stimolante di cui si legge in questi giorni è stato condotto dal Digital Innovation Hub di Confartigianato Vicenza e dal più grande marketplace b2b al mondo Alibaba.com, la cui collaborazione ha lo scopo di supportare aziende esportatrici nella gestione dei diversi aspetti del progetto, trovare clienti e fornitori e interagire con altri attori sui mercati di riferimento, principalmente in Asia.

In India, l’e-commerce fa rilevare dati in totale controtendenza rispetto alla contrazione dei mercati, grazie alla diffusione di internet e all’enorme bacino di utenza. Per approfondire l’argomento e comprendere la tipologia di investimenti nel settore digitale dei colossi mondiali, si consiglia il seguente articolo “La frontiera dell’e-commerce e i pagamenti digitali in India”.

In generale, si può affermare che la presenza on line delle imprese italiane nel corso dei prossimi anni è destinata a crescere, indipendentemente dalle dimensioni del singolo, perché può offrire una maggior sicurezza di vendita anche in presenza di eventi destabilizzanti come una pandemia.

Nuove prospettive e possibilità

Nel quadro economico attuale, sono molteplici i meccanismi che lo Stato italiano ha iniziato a costruire per sostenere le esportazioni e più in generale l’internazionalizzazione delle imprese.

Tenendo presenti le indicazioni sopra fornite sulla necessità di una strategia di medio-lungo termine, i progetti internazionali delle imprese italiane potranno contare su diversi meccanismi di rafforzamento,  finanziamenti agevolati, garanzie statali, assicurazione sui crediti all’esportazione da parte dello Stato. Inoltre, il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, l’8 giugno 2020 ha pubblicato il cd. ‘patto per l’Export’, che si fonda sui seguenti pilastri:

  • comunicazione strategica e integrata a favore del made in Italy e di tutte le nostre filiere;
  • adozione di una logica di sistema per promuovere in modo integrato le eccellenze del made in Italy nei diversi profili economico, culturale, scientifico e tecnologico;
  • rafforzamento dei Temporary Export Manager e dei Digital Export Manager e la formazione digitale per le PMI, anche tramite l’offerta di corsi online in collaborazione con il mondo universitario italiano;
  • creazione di appositi eventi promozionali digitali per l’offerta del Made in Italy in mercati-chiave, per consentire alle PMI di sfruttare le potenzialità dell’e-commerce sulle piattaforme internazionali, ma anche su marketplace minori;
  • rafforzamento della partecipazione delle PMI alle Fiere internazionali e l’organizzazione all’estero di eventi di filiera per valorizzare i settori in forma integrata (ad esempio, tessile e moda, turismo e agroalimentare)
  • potenziamento delle risorse pubbliche destinate all’offerta di finanziamenti a tassi agevolati e sistemi di garanzia e semplificazione dell’accesso alle opportunità della finanza agevolata a favore della giovane imprenditoria e delle start-up.

Senza dimenticare l’aspetto fondamentale di attrazione degli investimenti sul territorio italiano, che comprende il cd. reshoring, il potenziamento del ruolo di Invitalia nell’attrazione degli investimenti, e il rafforzamento dell’attrattività nelle zone economiche speciali.

In territori extraeuropei, delle novità interessanti si possono indentificare in India e negli Emirati Arabi Uniti.

Alla luce della situazione originata dalla pandemia di Covid-19, il governo indiano ha modificato la normativa in tema di FDI per limitare investimenti opportunistici e acquisizioni aggressive nei confronti delle società indiane da parte di Paesi limitrofi. L’Italia non è soggetta ad alcuna restrizione.

Inoltre, il Ministry of Corporate Affairs ha presentato un piano straordinario denominato Company Fresh Start Scheme 2020, in vigore dal 1° aprile al 30 settembre 2020, con il quale si permette alle società non in regola con la presentazione della modulistica e in ritardo con adempimenti e pagamenti di regolarizzare la posizione senza tasse aggiuntive e immuni da azioni penali. Questo piano potrebbe suscitare l’interesse di società che hanno filiali nel Paese.

Dall’altro lato del Mare Arabico, invece, il governo federale degli Emirati Arabi Uniti ha adottato il 17 marzo 2020la risoluzione no. 16, che contribuisce alla definizione di alcune regole già introdotte nel 2018 con la nuova legge in tema di investimenti diretti esteri. In breve, la nuova normativa permette ad investitori stranieri di ottenere fino al 100 % della proprietà delle società costituende o costituite, nell’ambito di 122 attività e settori economici, sia nelle free zones sia onshore, senza la necessaria presenza di un cittadino emiratino come socio di maggioranza. Per approfondire, si consiglia di leggere il seguente articolo “Gli IDE negli EAU”.

Avv. Cristina Knupfer
Avv. Claudia Caluori
Eptalex Milano

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